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HOW TO DO/ Se in chat arriva: «Che cosa regaliamo alle maestre?».

Quando ti nasce un figlio preferisci le albe, perché spesso sono la fine di notti insonni.
Quando il figlio inizia ad andare a scuola, vivi nell'anno di disgrazia 2020, ed è la vigilia di Natale, i tramonti diventano i tuoi migliori amici, insieme a mascherina, cappellino, sciarpa. Perché grazie a loro anche l'ultimo momento di socialità genitoriale da zona rossa, il ritiro dei figli da asili e scuola, si azzera. Ogni tanto, in casa, fai la danza della pioggia, con la scusa di far salire le calorie bruciate nell’app per dimagrire, perché l’ombrello scoraggia ancora di più l’assembramento. Vivi da settimane in questa situazione, ormai avendo perso il senso del tempo e delle relazioni, quando
a un certo punto sulla protesi-smartphone appare il messaggio: «Ehi, ma quest'anno il regalo di Natale alle maestre no? Cosa facciamo?». Bum. La chat di classe, sopita finora per mancanza di feste di Natale, di party interculturali, di saggi musicali, di riunioni con gli insegnanti, di gossip fuori dai cancelli, riprende vita.

Non disperare, noi ci siamo.

Grazie a una lunga serie di Natali, aneddoti allucinanti, errori commessi, uscite dal gruppo e rientri, soldi buttati, ecco i possibili scenari che si presenteranno, in modo che, prima di digitare qualsiasi risposta, tu sia preparata. E si finisca per regalare l’unica cosa sensata, quella che tutti vorremmo ricevere a Natale, senza ammetterlo: il caro, vecchio, indolore, comodo, buonissimo buono Amazon.
SCENARIO 1. L’ALTERNATIVA. Anche se non indossa sempre le Camper e lo sciarpone di lana multicolor, a Natale la si becca subito: è quella che propone la donazione a un ente benefico (con consegna bigliettino-ricevuta alle maestre), meglio se in favore dei bambini svantaggiati, meglio ancora se bambini svantaggiati del Terzo Mondo. Ricorda lo spirito del Natale, avanza sicura perché ingenera automatico senso di colpa negli altri. Dice che sicuramente le insegnanti saranno contente. Come disinnescarla: ingenerare in lei un altro senso di colpa: «La beneficenza si fa, ma non si dice». Proporre il buono Amazon.
SCENARIO 2. LA MITOMANE. Quando è diventata mamma ne ha fatto una religione. A Natale ci prova sempre, dal primo anno di nido: perché non regalare alle maestre una maglietta con stampati dei disegnini di tutti i bambini? Magari scrivendo «classe gialla - Natale 2020» al centro. Un modo, dice, per ricordare alle maestre i nostri «cuccioli». Come disinnescarla: se siete fortunati e avete scavallato il 10 dicembre, non ci sono i tempi tecnici per raccogliere gli scarabocchi e stampare. Se non lo siete, proponete di raccogliere tutto il materiale, nicchiate, giorni dopo spiegate che il servizio di stampa ha ritardi imprevisti e non si farà più in tempo. Proponete il buono Amazon.
SCENARIO 3. L’ESTETISTA. Ha sempre la piega perfetta, i pantaloni stirati, le scarpe coordinate con la borsa. Ha notato che, forse causa lockdown ma non ne è sicura, le maestre sono un po’ «spente» ultimamente. A lei farebbe piacerissimo ricevere un buono per una pulizia del viso o una ceretta total body presso l’estetista vicino alla scuola. Come disinnescarla: non cadete nel tranello. Non dite mai che le maestre potrebbero offendersi, tanto lei dirà che sa per certo che apprezzerebbero. Accampare motivazioni sanitarie, tipo che i centri estetici sono chiusi causa pandemia, il rischio di contagio... Proporre il buono Amazon.
SCENARIO 3. LA CREATIVA. Lavora in una startup come art director, in pubblicità come copy, in un’azienda del lusso come «digital creative content manager». Propone di realizzare un «lavoretto di Natale», parte cauta con un disegno su cartoncino rigido per poi arrivare alla stampante 3D. Dice di avere poco tempo, ma di avere agganci che potrebbe girare alla classe per cui sarebbe tutto «zero sbatta» e «amazing». Come disinnescarla: dimostrarsi molto entusiasti, poi chiedere: «fai tu?». A tentennamento proporre il buono Amazon.
SCENARIO 4. IL SESSISTA. È un padre. Propone di regalare una pianta alle maestre e una magnum di champagne al maestro di ginnastica. Come disinnescarlo: dimostrarsi molto entusiasti, poi chiedere: «Una cosa tra maschi? Bello! Paghi tu?». Al diniego, proporre il buono Amazon.
SCENARIO 5. L’IMPRENDITRICE. Non partecipa mai a nessuna discussione in chat ma in questa non manca mai. Senza imbarazzo propone di acquistare i bracciali - oppure le collane, gli orecchini, le sciarpe, guanti, i maglioni, il miele, i biscotti, le torte - che produce, ovviamente potrebbe applicare un «forte sconto». Come disinnescarla: mentire e dire di ricordare con precisione che si tratta di una cosa già regalata in passato (imprecisato) alle stesse persone. Se smentiti, insistete. Voi potete, loro no: desisteranno. Proponete il buono Amazon.
SCENARIO 5. LA TIRCHIA/LA GENEROSA. Mette subito in chiaro che non vuole andare oltre i 5 euro e 50/Avvisa che meno di 10 euro a testa non si riesce a fare un regalo decente. A sostegno della prima i polemici sulla Dad, sugli statali, sulla scuola pubblica, sulla carta igienica, sugli insegnanti di sostegno, sull’edificio scolastico fatiscente eccetera/A sostegno della seconda tutti gli altri. Come disinnescarla: dire «prima troviamo l’idea e poi capiamo quanto costa». La seconda si calmerà, la prima insorgerà. In privato contattarla e scrivere: «tranquilla, non andiamo oltre i 5 euro, era per calmare l’altra». Proponete il buono Amazon.
WORST CASE SCENARIO. LA RAPPRESENTANTE IPERATTIVA.
Finge di accettare proposte ma in realtà ha già confrontato in segreto decine di articoli regalo in negozi e siti vari, quindi innescherà la discussione fittizia, tenendosene ai margini. Solo dopo giorni verrà allo scoperto, certa che gli altri accetteranno per sfinimento e per non minare la sua autorità: «Perché non regaliamo l'angioletto portacandela da 20 centimetri di Thun? Costa 50 euro ma io ho uno sconto di 25 euro, le maestre non lo sapranno mai: per loro due sono 100 euro, dividendo per 25 bambini sono 4 euro a testa». Come disinnescarla: qui il tempismo è tutto, e l’angioletto Thun l’Anticristo. Bisogna precedere la rappresentante, proponendo il buono Amazon. Se funziona, ok. Se non funziona, quando la rappresentante fa la sua mossa finale, riproporlo precisando che si tratta di due buoni da 50 euro. Al massimo, se lo desiderano, l’angioletto se lo comprano loro.

SERIE TV/ La regina e il figlio preferito.

The Crown insegna

Tra le tantissime cose che la quarta stagione di The Crown ci ha insegnato, oltre all’esistenza dell’ultimogenito Edoardo (ce l’eravamo perso, scusate), ci sono anche le preferenze di mamma regina Elisabetta II e di papà principe Filippo. In fatto di figli, ovviamente. Nel quarto episodio è Filippo a rompere il tabù del figlio prediletto, quando alla moglie dice senza esitazioni né ipocrisie che a lui è sempre piaciuta di più Anna, la secondogenita. La regina Elisabetta è spiazzata: non sa proprio dire chi sia il suo preferito tra Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. Ma il marito ridacchia, perché, come in tutte le famiglie del mondo, la preferenza materna è lampante. Ecco allora che Elisabetta si impegna in una investigazione familiare, per scovare il suo cocco, e organizza, anzi si fa organizzare dal segretario (dopotutto è la regina), quattro incontri con i quattro figli. Come se per la prima volta li osservasse veramente, scopre che: Anna è una donna risentita e arrabbiata con il mondo, gelosa di tutto; Edoardo è vittima di bullismo e per difendersi si rifugia nei suoi privilegi; Andrea è uno stupidotto che usa l’elicottero militare per andare agli appuntamenti; Carlo si preoccupa solo dei suoi orti biologici e trascura la moglie bulimica. Quattro persone fondamentalmente egoiste e infelici. Ma che cosa abbiamo fatto?, si chiede sconsolata con impeccabile accento reale la regina. Filippo - gran personaggio della serie, figura dissacrante e ironica - la stuzzica: insomma, hai capito chi è il tuo preferito? La consorte non risponde, ma dentro di sé lo ha sempre saputo: è Andrea. Forse il più viziato, il più debole, sicuramente il più controverso (noi spettatori sappiamo che anni dopo finirà nello scandalo Epstein, quello del sesso con minorenni).
Elisabetta è una di noi, madre con figli più o meno problematici, con sensi di colpa che risalgono al bagnetto del primo bebè, con predilezioni inconfessabili ma evidenti a tutti. Perché è una di quelle cose implicite che tra fratelli, fin da piccoli, è verità taciuta e rinfacciata, a fasi alterne, da sempre. La mamma preferisce te, papà me, o viceversa, ma i ruoli, le inclinazioni, i diversi toni di voce usati, persino i menù differenziati sono lì, visibili a tutti. È così, no? Lo sappiamo tutti che. Se poi i figli sono più di due le cose si complicano: qualcuno resta fuori, o comunque c’è una classifica, un ordine di gradimento per squadre, tu di qua in prima posizione, io di là più sotto. È la vita, funziona così, da bambini lo impariamo prestissimo e cominciamo a farci i conti. Mentre, per la maggior parte, i genitori sono negazionisti del cocco di mamma o di papà, una piccola minoranza di madri e padri sinceri lo ammettono candidamente: sì, è vero, io preferisco. Ma una domanda resta sospesa e ci sorprende talvolta in quelle riunioni familiari che sembrano la scena madre di Festen: tutta questa sincerità a chi fa bene? Non è forse meglio tenersi per sé alcune cose? Elisabetta ne ha fatto uno stile di vita e, a 94 anni, gode di ottima salute.

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